di Giancarlo Visitilli
C'è meno perversione e più esercizio di stile, questa volta, in Stoker, rispetto a quanto ci ha già lasciato negli occhi e sotto la pelle il regista coreano Park Chan-wook. Grande l'attesa per il suo primo film in lingua inglese, girato ad Hollywood, per un regista il cui nome è inevitabilmente associato alla "trilogia della vendetta" (Mr. Vendetta, Old Boy e Lady Vendetta), che lo ha consacrato come uno dei cineasti più interessanti del panorama asiatico.
Un cast promettente, un soggetto intrigante e una produzione internazionale fanno di Stoker un film che non scontenterà nessuno, fra i cinefili, compresi i più grandi sostenitori del regista coreano.
Dall'inizio alla fine, è il mistero a farla da padrone, dietro la vita della giovane e bella India (Mia Wasikowska, Alice in Wonderland), che subisce un profondo scossone nel momento in cui il padre muore durante un incidente automibilistico. Come se non bastasse, il giorno del funerale irrompe nella sua vita lo zio Charlie (Matthew Goode, Watchmen e Match Point), di cui ignorava l'esistenza. Quest'ingombrante presenza entrerà, di prepotenza, a far parte della famiglia di India. Si trasferirà nella sua casa, dove lei vive insieme a sua madre (Nicole Kidman, The Others e Moulin Rouge!), donna emotivamente instabile. Sebbene la giovane non gradisca l'invadente presenza dello zio, con il passare del tempo comincerà a sentirsi sempre più attratta dallo zio, che nasconde un inquietante segreto.
Stoker è innanzitutto un film ben scritto dallo sceneggiatore Wentworth Miller (sotto lo pseudonimo Ted Foulke). A questo si aggiunge la pienezza cromatica della fotografia, che si distingue rispetto a quella monocromatica dei film precedenti. I colori si fanno materia, insieme a un montaggio di forte impatto visivo, che incombe senza evitare il respiro. Laddove il regista è capace di una sensualità maniacale, che poi si disfa, diventando tutt'altro nel raffinato finale. E dopo si vorrebbe continuare a star dietro l'ambigua figura di India, magnificamente interpretata da Mia Wasikowska, tanto somigliante in questo film alla Alice burtoniana, fra sogno e realtà. Immenso Matthew Goode, che dà corpo e anima alla follia e all'inquietudine.
Fra citazioni e rimandi hitchcockiani, passando per il molto citato Lynch di Twin Peaks, questo melodramma moderno possiede l'eleganza e l'incanto estetico. È poetica raffinata e suggestiva, quella di Chan-wook. Da sempre.
Il film sarà in programmazione al PIXEL da Giovedì 27 Giugno, in esclusiva per il Circuito D'Autore e in co-esclusiva regionale con il Multicinema Galleria di Bari.