Clive (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley) sono due giovani e ambiziosi scienziati. Segretamente decidono di mescolare DNA umano e animale: il risultato è qualcosa di straordinario, un ibrido, una chimera chiamata DREN; dopo poco tempo quella che sembrava essere una scoperta in grado di rivoluzionare il mondo della scienza si rivelerà il più grande errore mai commesso.
Prodotta da Guillermo Del Toro, ecco la pellicola che segna il ritorno alla regia di Vincenzo Natali, origini italiane, autore di The Cube. Splice ha richiesto dieci anni di lavoro – a partire dal 2000 – e, dopo aver attraversato una fase di stasi, ora è pronto per il grande schermo. Le difficoltà di un progetto così costoso non sono state poche, ma Natali le ha superate grazie alla propria caparbietà e a qualche intuizione. Il regista, che è anche sceneggiatore della pellicola, confida di non aver tratto ispirazione da nessun film in particolare, quanto piuttosto osservando attentamente un topo. «Un topo che sembrava avere un orecchio umano trapiantato sul dorso. Certo, non era un vero orecchio – racconta – ma un oggetto fatto di polimeri. Il topo poi ha sviluppato della cartilagine che potrebbe essere usata nei trapianti di tessuto umano. L'immagine mi ha colpito. Come un quadro di Salvador Dalì. Ho saputo subito che c'era una storia dietro».
"Splice" in inglese vuol dire unione, giuntura. Dren, la creatura nata per un'ambizione e un puntiglio di scienziati è proprio questo, un'unione genetica di DNA animali e quello dell'uomo. Da feto sembra quasi un tubero bizzarro, da esemplare adulto una chimera. Di bellezza inquietante, con l'intelligenza di una ragazzina bizzosa e i bisogni primari di una femmina animalesca. Ma è anche molto pericolosa, anzi mortale. È chiaro che, per la coppia (anche sentimentalmente parlando) dei geniali scenziati che l'hanno generata ibridando in vetro i cromosomi, rappresenta una sfida. Alla ditta di ingegneria genetica applicata che li sovvenziona innanzitutto. Ma anche alla natura, proprio come dei dottor Frankenstein tecnologicamente avanzati. Natali punta il dito contro quelle imprese di ricerca che mirano a utilizzare la sperimentazione biologica nel nome del progresso, non solo per la difesa bellica ma anche ma anche per la lotta contro le malattie. Lo fa con quella che definisce quasi una «pièce da camera, un dramma familiare e un triangolo amoroso allo stesso tempo». Sì perchè Dren scatena nella "madre" Sarah Polley quel desiderio di maternità che per anni ha voluto tener soffocato; per Adrien Brody, invece, non è tanto figlia – non riesce a considerarla tale mai neppure per un istante – ma diviene progressivamente una bellezza esotica e perversa, capace di ammaliarlo. «È incestuoso, edipico e assolutamente orribile… e noi scopriamo che gli esseri umani posso agire più mostruosamente dei mostri stessi». E secondo Natali proprio questa è una delle ragioni per cui il film ha dovuto aspettare 10 anni prima di nascere.
Splice vi aspetta da oggi al PIXEL. Qui sotto, in anteprima per i lettori del nostro sito, un estratto dal film in lingua originale (in sala invece il film sarà doppiato in italiano, ovviamente). Nel filmato vediamo l'inquietante creatura umanoide prodotta dai due scienziati senza scrupoli incrociando DNA umano e animale. La creatura, ancora giovane in questo frammento di film, è realizzata in digitale ed è veramente realistica e impressionante. Dimostrazione delle straordinarie capacità del regista nell'utilizzo degli effetti speciali.
Fonti: Ciak, 35mm.it Magazine, BadTaste.it