La ricetta della felicità secondo Julia

Pubblicato in data mercoledì 15 settembre 2010

«Ho fatto in modo che la prossima volta sia lui a riconoscere me». Tempestata da giornalisti, paparazzi e fan la frase di Julia Roberts suona paradossale. Ma lo diventa di più quando si scopre che sta parlando di un elefante, lo stesso che sul set di Mangia prega ama a Delhi si è rivelato essere l'animale che aveva cavalcato sei mesi prima a Jaipur con i suoi tre figli e il marito. «Non sono una pazza esaltata al punto da pensare di riconoscere ogni elefante, ma il caso ha voluto che, appena prima di girare la scena, stessi incollando le foto nell'album di famiglia per cui avevo un buon ricordo di Laxmi». Ma anche Laxmi l'ha riconosciuta? «No, perchè mi hanno spiegato che un elefante si ricorda solo di chi gli soffia nella proboscide. Non lo sapevo, ma ora l'ho fatto. Per cui la prossima volta sarà lei a venirmi a cercare».


Mettiamola così: Julia, che per il film ha girato anche a Roma, ha resistito alla tentazione della moneta nella Fontana di Trevi, ma non a soffiare nella proboscide di Laxmi. Segno che vuole tornare in India, ora che si è convertita all'induismo e spera nella prossima reincarnazione in «una vita più modesta dopo tanta celebrità».


Erano dieci anni, da Erin Brockovich, che la Roberts non si caricava sulle spalle l'intera responsabilità di un film. In questo ha molti partner maschili (Javier Bardem, James Franco, Richard Jenkins e il nostro Luca Argentero in versione guida turistica), ma si alternano alle location (New York, Roma, India, Bali) facendole da corona e lei non esce mai di scena. Ed erano nove anni, da I perfetti innamorati, che non interpretava un film sentimentale, proprio lei che negli anni Novanta era l'icona del genere, grazie a successi come Il matrimonio del mio migliore amico o Notting Hill. Ma non ricordatele che Mangia prega ama coincide col ventennale di Pretty Woman. «Credo che questo film sia diverso da tutte le mie precedenti rom-com (romantic comedy, nda), questa è la storia di una donna adulta con problemi adulti e amici adulti. Cerco film che abbiano un alto livello di maturità, verità e sofisticazione. Non mi spaventa che siamo complicati, anzi è meglio». Però ha rimandato a lungo l'incontro con Elizabeth Gilbert, l'autrice del libro (edito in Italia da Rizzoli). «Volevo trovare prima la mia chiave del personaggio, senza farmi influenzare». Anche la Gilbert è stata d'accordo: «Il libro è mio, ma il film è di Julia».


Negli ultimi anni ha lavorato meno rifiutando parecchie parti, alcune andate a Sandra Bullock, altre a Jennifer Aniston, e periodicamente viene eletta una "nuova Julia Roberts" (da Reese Witherspoon a Anne Hathaway) ma per Mangia prega ama si sono dovute rassegnare tutte: è dal 2007 che aveva pianificato il film, accettando anche un compenso più basso. «Non volevo deludere le fan del romanzo, tra cui me stessa. Ho avuto la fortuna di gustarlo prima come, e poi come attrice».


A proposito di gusto, forse quello che più interesserà il pubblico nostrano sarà vedere la Roberts alle prese con spaghetti e gelati nelle spendide cornici di Piazza Navona, Piazza di Spagna e Campo de' Fiori. «Si davano gran pena per preparare del cibo che io dovevo mangiare all'infinito», racconta della sua esperienza romana. «Era delizioso, siamo andati nel posto dove la protagonista mangia la pizza, alle otto di mattina, e abbiamo iniziato a girare, e così ho iniziato la mia giornata con otto interi tranci di pizza in 45 minuti… Ryan (Murphy, il regista, nda) continua a raccontare che ho preso 4 chili, ma ne ho amato ogni singolo etto».


La 43enne Julia conclude così, con un modo particolarmente originale di convincervi a vedere Mangia prega ama, in arrivo Venerdì 17 Settembre sugli schermi del Pixel: «Se non avete mai avuto il cuore spezzato. Se non avete mai amato, litigato, divorziato. Se non vi siete mai interrogati su cosa sia la felicità, lasciate perdere: questo film non vi interesserà».


Fonti: Ciak, 35mm.it Magazine

 

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